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VESTALI IN ESTASI

TITOLO: VESTALI IN ESTASI
DIMENSIONI: 105 x 152 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2009

Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”



In pieno clima neopagano, le vergini sacerdotesse consacrate al tempio di vesta restaurano all’antico culto il tempio cristiano di S. Vitale in Ravenna. La storia spesso si ripete e, così come molti culti pagani furono oltraggiati, il loro templi distrutti o riconvertiti al nuovo culto del Nazareno (in diretta concorrenza con quello di Mitra del quale ha occupato la festività principale, il 24 dicembre, in epoca romana festa del sole), così adesso in un mondo di pura fantasia, le vestali si riappropriano almeno di alcuni degli spazi di cui furono private. Infinite sono le chiese, le cattedrali e le basiliche che portano ancora nello strascico del loro nome ciò che nascondono nelle loro fondamenta.
S.B.

SARABANDA AL CREPUSCOLO (omaggio a Jacques Callot)

 

TITOLO: SARABANDA AL CREPUSCOLO
DIMENSIONI: 98 x 142 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2009

Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”


Il dipinto illustra una scena ambientata su una spiaggia al crepuscolo ove zanni di “callottiana” fattura e giovani donne danzano sfrenati attorno al fuoco in una atmosfera carnascialesca e dionisiaca. Nei periodi in cui era concesso al popolo di mascherarsi, questo “scivolava” inesorabilmente nel dionisiaco mondo dell’ebbrezza, celebrando ciò che restava delle antiche Saturnalia, residui “pagani”a noi pervenuti come feste carnevalesche, tollerate seppur con sospetto dalle gerarchie ecclesiali romane. Si tollerava seppur per un breve periodo durante l’anno, la perdita del controllo, il predominio dei “bassi” istinti della carne, in contrapposizione al modello rigidamente ascetico-spirituale osservato normalmente in un mondo ancora troppo teocentrico.  L’idea del dipinto deriva dalle sarabande infernali del medioevo, dalle feste popolari e popolane legate al ciclo delle stagioni alla terra e all’agricoltura, quindi a Demetra dea della terra e dei campi; a Ade divinità del sottosuolo e degli inferi, dalle quali feste esala una reminescenza pagana non del tutto domata dai tanti secoli di dominio morale e temporale del culto di Cristo e della chiesa costituita in suo nome. Da tutto questo nascono le maschere popolari, poi ingentilite: prima Zanni Demoniaci come quelli di Jacques Callot, beceri e indistinti, lascivi, grossolanamente popolareschi, poi cerretani imbonitori di antiche fiere cittadine e paesane; Arlecchini, Harlekins, Hoillequins, la radice del cui nome va a perdersi in leggende e nei racconti di mezza Europa; i Pulcinelli portatori anch’essi di atavica quanto mitica fame e, via via scorrendo, nomi meno famosi ma altrettanto pittoreschi di Capitani vari (Spazzamonti, Spezzaferro, Fracassa……), Sganarielli, Frittellini, Trastulli e per finire il nome “evocativo” di Meo Squaquara! Maschere grottesche che si organizzano attorno ad una forma di rappresentazione teatrale fortemente di popolo e in contrasto diretto con la chiesa e la classe dirigente delle quali denunciavano le porcherie e le soperchierie. Essi rappresentarono e tennero vivo un mondo e una cultura di frontiera, che non si omologa, che non abbassa la testa di fronte alla potenza degli ideali ascetici, ma che resta ancorata al mondo e alla sua materia, a volte tragicomicamente come appunto l’atavica fame degli Zanni, di Arlecchino e di Pulcinella. Per questo nel ‘600 furono cacciati dall’Italia da una bolla papale. Si sparsero così in tutta Europa, rendendo immortale la Commedia dell’Arte.
S.B.

LA SIRENA

TITOLO: LA SIRENA
DIMENSIONI: 75 x 110 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela con doratura a foglia
ANNO: 2008

Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”


La sirena è rivolta verso il mare. Con la sua bellezza e i suoi richiami attira a se i marinai. Costoro affascinati dal suo canto non si avvedono della scogliera che li farà naufragare. Vi si dirigono a tutta forza, presi dalla bramosia di quell’essere fantastico, che promette loro infinite gioie e godimenti. Forse la sirena incarna il mito dell’eterna lotta che l’uomo compie per equilibrare il suo desiderio, il suo eros, con la sua ragione, cercando di trovare un equilibrio tra te sue due nature, istintiva e razionale.
L’essere umano forte, psichicamente maturo e appagato di se dice: conosci e sperimenta gli istinti e le passioni, ma non fartene schiavo. Usali e moderali con l’uso del raziocinio, solo in questo modo entrerai in comunione con la vita e col mondo.
Ulisse, uomo non comune, volle sapere, conoscere e senza rinunciare alla mente che gli suggerì di farsi legare, volle provare ad abbandonarsi, a darsi parzialmente in pasto all’istinto e al richiamo fortissimo del desiderio. Certo per fare questo, da uomo saggio e prudente quale il mito ce lo tramanda, non tralasciò di ancorarsi all’albero maestro del suo se più profondo, ne di proteggere coloro che, suoi compagni, legati non erano, turandogli le orecchie con la cera.
Anche in questo mito si è scelta la figura femminile della sirena per ammonire l’uomo a non lasciarsi andare all’istinto, per inibirne l’audacia e la sete di conoscenza.
Ma questa sirena, quella del quadro, sembra molto improbabile come mangiatrice di uomini. Gli scogli in fondo sono così vicini alla riva che, anche naufragando, i marinai potrebbero trovare a terra piuttosto il calore di un fuoco, il ristoro e il conforto di materne braccia femminili.
S.B.

ARTISTA CON-TURBANTE, E PENNELLI

Autoritratto

TITOLO: ARTISTA CON-TURBANTE E PENNELLI
DIMENSIONI: 75 x 110 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2008

IL RIPOSO DI ARTEMIS

TITOLO: IL RIPOSO DI ARTEMIS
DIMENSIONI: 70 x 100 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2008
Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”




La posa di Artemide è di relax apparente. Anche se il suo corpo ancora giace raccolto mollemente sui morbidi broccati e sulla preziosa seta della sua tenda, ha cessato di rilassarsi aspirando i profumi dell’incensiere al suo fianco; brandisce un dardo, pronta a dar di piglio all’arco, che il suo sguardo è attratto da una nuova preda. La dea, munita di sacra aureola, è colta nell’attimo in cui valuta con calma olimpica se muoversi all’istante o rimandare la caccia per immergersi nuovamente nella sua arcadica contemplazione.
S.B.

EVA OVVERO L'INDECISA


TITOLO: EVA, OVVERO L'INDECISA
DIMENSIONI: 80 x 120 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2009

Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”


L’immagine, come spesso accade, rappresenta una specie di storia: quella di Pollicino, che perduto nel bosco, ritrova la strada seguendo dei segni da lui lasciati. Nel caso di questa Eva principio femminile assoluto e mitico, i segni servono ad indicare una nuova strada, quasi una evoluzione, nella foresta oscura dell’istinto e dell’incoscienza. I segni sono umidi, acquatici: chiocciole, conchiglie, nautili, che portano appunto ad una pozza d’acqua, madre della vita e da cui la vita proviene e in cui giace la mela simbolo della presa di coscienza, del discernimento tra bene e male, dell’affrancarsi della mente umana dall’indistinto e dall’indefinito. La rivelazione della coscienza di se, la costruzione di un ego individuale, che spesso ci tiene prigionieri, ma che è la cifra umana per eccellenza. Nella mitologia ebraica Eva viene incaricata di questo compito, apparentemente trasgressivo, di traghettare l’umanità attraverso l’evoluzione dei tessuti, fino allo sviluppo di un sistema nervoso che comprenda anche la corteccia cerebrale. Da li la fonte di molti dualismi quali istinto-ragione, bene-male, bianco-nero e cosi via fino all’umana illusione del discernimento razionale, il classificare il dividere il diverso e il raggruppare il simile, cosa di cui l’uomo ormai può difficilmente fare a meno. È “indecisa” perché avverte l’importanza e l’irreversibilità della scelta che sta per compiere: una via da cui non si potrà tornare indietro. Adamo non ha il coraggio di “disubbidire” a dio. È lei che si relaziona con il portatore di luce, “Lucifero” che, seppur incarnato nel serpente, simbolo di sapienza e scienza. Per questa trasgressione, per questa presa di coscienza opera di Eva l’indecisa, l’eden scompare, si dissolve per far posto alla realtà e alla sofferenza dell’esistenza umana percepita in tutta la sua tragica materialità. È strano e ci fa porre domande il constatare come nel mito dell’eden, la figura di Lucifero, portatore della coscienza del bene e del male, della luce della razionalità, sia associato se non addirittura assimilato al principio del male, del demonio, della superbia di volersi regolare da soli, senza la sudditanza ad una divinità.
S.B.

S. SEBASTIANA FERITA DA AMORE


TITOLO: S.SEBASTIANA FERITA DA AMORE
DIMENSIONI: 100X142 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su cartone telato
ANNO: 2007

Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

Siamo all’interno del suggestivo spazio architettonico della Medina di Cordoba, successivamente riconvertite e consacrata come chiesa cattolica dopo la Riconquista di Isabella e Felipe.
Gli elementi iconici ci sono tutti; un corpo nudo, una colonna, le frecce, l’aureola: sono quelli tipici di S. Sebastiano. Solo che il corpo sospeso in “bondage” alla colonna è quello di una donna bellissima la cui agonia, tra l’estatico e l’orgasmico è provocata non dai dardi di crudeli carnefici, ma da quelli infuocati d’amore e passione scagliati da un allegro Cupido! Prelevato per la bisogna direttamente dalla Loggia di Amore e Psiche alla Farnesina, affrescata della bottega di Raffaello.
S.B.

NINFA CON-TURBANTE


TITOLO: NINFA CON-TURBANTE
DIMENSIONI: 60x80 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su cartone telato
ANNO: 2007
Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

Siamo in piena atmosfera neopagana. Una dolcissima ninfa circondata dal profumo dei fiori si riposa asciugandosi al sole dopo un bagno nelle fresche acque di un laghetto arcadico.
Il suo olimpico sguardo è morbidamente perso nella bellezza infinita della natura che la circonda. La bocca accenna un lieve e grazioso sorriso, involontario riflesso del sensuale e tenue godimento che la pervade al compenetrarsi armonicamente col proprio mondo.
S.B.

VVLNERATA CVPIDO

TITOLO: VVULNERATA CVPIDODIMENSIONI: 90x130cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2007


Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”


Parafrasando Zucchero e in sintonia con le tesi del filosofo neoepicureo e neoedonista francese Michael Onfray, penso che non saranno mai abbastanza le denunce e le prese di posizione contro una “sana e consapevole libido”.
Nella nostra società formata e permeata culturalmente dalla morale bimillenaria cristiano-giudaica, la donna è ancora considerata impura e peccatrice, come i desideri che suscita. Anche se velato e inconscio, l’atteggiamento nei confronti del femminile, della donna e la paura del maschio di non poterne controllare la sessualità, in fondo è sempre lo stesso; nonostante il “68”, la rivoluzione sessuale e il femminismo.
Questa è dunque la rappresentazione del ‘desiderio ferito’, una figura femminile dolente, l’angelo del desiderio caduto a terra, menomato, demonizzato e represso.
S.B.

INDICA VOLVPTAS




















TITOLO: INDICA VOLUPTASDIMENSIONI: 90x130 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2007
Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

‘Voluttà indiana’ è l’esaltazione della potenza sessuale femminile cosciente di se stessa, che non ha timore di manifestarsi e proclamarsi.
Capelli neri, lunghi, un po’ crespi; corpo flessuoso, pelle ambrata e umida di Eros. Raggiunge l’illuminazione, di cui l’aureola è segno evidente, attraverso la santificazione della pratica sessuale estatica, tipica di una tecnica yoga indiana. Tale pratica non mortifica né il corpo né la sessualità, al contrario li esalta utilizzandoli come canali privilegiati per giungere ad una superiore consapevolezza del mondo e della vita.
Sullo sfondo il vortice d’energia riecheggia il simbolo del Tao che unisce ed armonizza gli opposti principi che regolano l’universo.
S.B.

RI-VISITAZIONE CON GEKO

TITOLO: RI-VISITAZIONE CON GEKO
DIMENSIONI: 30x40 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2006
Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

Un dettaglio dalla Visitazione del Pontormo, ricopiato e modificato con un moderno tatoo: un piccolo geko sul bianco collo della Vergine Maria. Ancora le altre convenute non lo hanno visto. Chissà cosa diranno quando lo noteranno!!
S.B.

IL SALTIMBANCO


TITOLO: IL SALTIMBANCO DIMENSIONI: 70x90 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su cartone
ANNO: 2005


Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

La scena notturna raffigura un “cerretano”, uno “zanni”, prototipo dei comici dell’arte che di li a pochi decenni sciameranno dall’Italia in tutta Europa, scacciati dalla bolla di scomunica del papa, consegnandoli a fama larga e imperitura.
La figura è elaborata da uno de passi più celebri della relativa iconografia: le famose quanto minuscole incisioni seicentesche di Jacques Callot “I Balli di Sfessania”.
Il comico in posa smargiassa da “Capitan Babeo” calca le tavole sconnesse di un palco improvvisato frettolosamente dai comici girovaghi, avvezzi all’accampo fortuito nel luogo dove l‘oscurità li coglieva e di conseguenza a rappresentare per ogni uditorio, spesso formato da popolani e contadini; una stazione di posta, un’aia di fattoria, una radura boschiva, una piazza fangosa nei sobborghi di una cittadina o uno spiazzo fuori le mura . . . . . . . . . . . Due pali contorti, una vecchia tendaccia rossa mangiata da topi e tignole, un fondale improbabile stinto dal tempo, qualche fuoco acceso per il freddo e la luce et voilà! L’accampamento scenico è pronto. Magari per un’ultima recita serale, prima di gettarsi nel carro o sotto le tavole del palco a dormire spesso a pancia vuota o, nei casi più fortunati dopo aver racimolato un po’ di cibo, qualche offerta in natura e magari qualche spicciolo dai paesani che hanno assistito ai lazzi della recita improvvisata, grevi, scollacciati ma finalmente genuini.
Straci e fame, bagliori caldi di fuoco, lame di fredda luce lunare e nuvole sono la scenografia che accompagna questa visione.
S.B.

LA LETTRICE

TITOLO: LA LETTRICE
DIMENSIONI:
50 x70 cmTECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2006
Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”


Una bellissima ed opulenta figura femminile, quasi una dea madre, si crogiola godereccia il tepore del sole e la freschezza dell’acqua marina sulla pelle. Allo stesso tempo, se il corpo non rifugge il piacere della propria nudità a contatto con la natura, la mente è concentrata ed immersa nell’acquisizione di conoscenza attraverso la lettura di un testo, forse sacro, mistico, filosofico…. Chissà? È la sua via verso l’evoluzione spirituale. Un S. Gerolamo al femminile, ma senza bisogno degli attributi del santo stesso e cioè, leone a parte, vecchiezza, secchezza e posa rigida. La donna, graziosamente seduta sulla sabbia è colta nel momento dell’illumazione, testimoniata dall’accendersi di n’aureola violetta che, insieme al rosario che reca la sacra sillaba “OM”, la introduce nel Nirvana. S.B.

SEDUZIONE SPIRITUALE


TITOLO: SEDUZIONE SPIRITUALE
DIMENSIONI:
70x100 cm

TECNICA E SUPPORTO: olio su cartone
ANNO: 2005 Novembre
Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

Una donna ritratta di schiena volge la testa all’indietro verso l’osservatore. Il suo sguardo lo fissa….. seducente. La donna affonda le gambe fino a metà coscia in una palude (“Ninfee”, omaggio al pittore statunitense Charles Courtney Curran) che si estende fino ad un orizzonte delimitato da una fitta siepe boschiva. Oltre questa siepe l’inizio di un’altro mondo, il mondo pagano dei ruderi romani di Palmira, la perla del deserto. Oltre, boschi e nebbie di nuvole basse. In alto la violenza di un tramonto drammatico.
L’acquitrinio è costellato di bianchi fiori di loto, i prediletti da Buddha. Nascono dal fango della palude ergendosi tra le loro grandi foglie, alcune verdi e fresche, altre putride o secche, per esplodere in una fioritura che simboleggia la rinascita spirituale così come è concepita nella filosofia di Siddharta Gautama.
L’acqua, la palude, il loto, le rovine pagane, l’aureola, antichissimo simbolo precristiano di contatto con il trascendente e il mistero: l’immagine è carica di simboli suggestivi che evocano un mondo apparentemente scomparso, ma sempre presente nel profondo dell’uomo. S.B.

SACERDOTESSA DI ISIDE



TITOLO: SACERDOTESSA DI ISIDE
DIMENSIONI: 98x142 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2008, Febbraio


Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”


La figura è una libera interpretazione fantastica di questa particolare casta sacerdotale pagana. Tali sacerdotesse praticavano in oriente (ma anche in Grecia e in tutto l’impero romano, dove questo culto era diffuso) la copula sacra con i seguaci e gli adepti del culto che recavano speciali offerte al tempio.
Certe fonti lasciano forse intendere che la Maddalena, sia prima che dopo essere divenuta seguace del Nazzareno, appartenesse a quella casta sacerdotale. Ma dai vangeli ci viene trasmessa solo la sua fama di meretrice, e dagli apocrifi anche quella di compagna carnale di Cristo.
Come la Maddalena in alcune interpretazioni cristiane, anche il culto di Iside tende ad esaltare il divino nella sua parte femminile, trascurata invece nel culto ebraico.
Come segni di rango sacerdotale, la figura indossa una tiara d’oro del tutto immaginaria, il cui disegno è ripreso dalle maschere in cartapesta decorata e dorata di cui sono stato artefice per moltissimi anni.
Segno di decoro e vanità femminile le perle ed i ricchi tessuti in broccato e oro sui quali la figura siede.
Lo sfondo di nubi notturne rappresenta lo spazio della trascendenza e dell’infinito, ai quali mirano tutti i rituali, seppure orgiastici.
S.B.

LE SANTE SOSPESE

Per una nuova concezione morale e spirituale

Questa serie di dipinti da libero sfogo alle mie elucubrazioni, alle mie fantasie e riflessioni su vari argomenti tra loro interconnessi: la donna come essere biologico e psichico, la sua immagine sociale e storica, il potere e le credenze religiose, il “paganesimo” politeista e il monoteismo, le mitologie.
Il linguaggio è simbolico, ironico, burlesco, a volte blasfemo quando fa il verso stravolgendola all’iconografia cristiana; sempre evocativo. Il “Bello”, le immagini e la storia del mondo antico classico greco-romano mi hanno sempre appassionato e da li traggo la mia ispirazione, oltre che dal ‘600 barocco, da Caravaggio e i suoi epigoni.

Come molti sono ovviamente stato influenzato dal brodo culturale in cui sono nato e cresciuto, quindi le mie concezioni sulla religione e sulla realtà, sono maturate come lenta opera di decostruzione di dogmi apparentemente inamovibili e mai messi in discussione, decalcificazione di articolazioni mentali, fisse solo su certi movimenti, esclusivamente reattivi e involontari.
In ogni caso, se scrostare la chiglia della mia trireme è stato lungo ma possibile, è inevitabile che le mie stive, disinfettate a furia di zolfo, ogni tanto sprigionino residui dell’inebriante aroma d’incenso, respirato da piccolo alla scuola materna delle monache, in parrocchia a servir messa e fagocitato a forza con apparente noncuranza nella scuola dell’obbligo, concordataria e ben dotata di crocifissi.

Dopo molti anni di “casuale” ricerca, ecco qui apparire uno stormo di sacerdotesse, vestali, pizie, danzatrici sacre, angelesse, maghe streghe e indovine, che cessano di bruciare sui roghi dell’inquisizione e assurgono ad un ruolo di guida verso una nuova concezione di spiritualità – tutte rigorosamente aureolate - rappresentate come simboli garanti dell’operazione di demolizione del muro morale esistente tra ciò che dall’avvento del cristianesimo si è inteso negativamente come materia, sessualità, fertilità, carne e cioè l’“Impuro” e il “Puro”, idee, ascesi, elevazione spirituale, odio per il corpo e la carne.

Il mondo delle Sante Sospese è quello dove il Paradiso celeste viene smitizzato e vissuto per quanto possibile nella realtà di questa vita, dove si raggiunge una nuova consapevolezza interiore senza bisogno di rinunciare al piacere edonistico; dove Dio viene sostituito dal un Nirvana che è possibile raggiungere ostentando la propria nuda bellezza. Una protesta epicurea di sensualità reclamante una dignità negata per millenni da un maschilismo patriarcale da capotribù, che temendo la potenza sessuale femminile, riduce la donna a un oggetto sul quale imporre un esclusivo dominio. Talvolta per evitare la competizione con altri maschi, talaltra fondando su tale competizione predatoria la propria illusione di potenza, che necessita e impone il culto della verginità femminile non come igiene spirituale temporanea, ma come garanzia esclusiva del proprio primato, della prosecuzione del casato e della propria potenza psichica.

Accanto a queste improprie sacerdotesse laiche, memore del mio lungo passato di fabbricante di maschere, ogni tanto appare la celebrazione di ciò che resta dei Saturnali, residui “pagani”a noi pervenuti come feste carnascialesche, tollerate seppur con sospetto fin dalle antiche gerarchie ecclesiali romane. È un nuovo scenario dionisiaco di ebbrezza, sensualità e magia, prossimo agli istinti e quindi temuto: le Sarabande notturne degli Zanni Demoniaci, da cui derivano le maschere, i cerretani e i saltimbanchi, il carnevale e le maschere della Commedia dell’Arte, Molière, Gozzi e Goldoni per non citare i tanti bravi e geniali interpreti che dal ‘600 hanno tirato le carrette dei comici e calcato le scene di teatrini ambulanti e grandi teatri. Anche tutti loro rappresentano e tengono vivo un mondo e una cultura di frontiera, che non si omologa, che non abbassa la testa di fronte alla potenza potenza degli ideali ascetici, ma che resta ancorata al mondo e alla sua materia, a volte tragicomicamente come l’atavica fame degli Zanni, di Arlecchino e di Pulcinella.

ESTASI MISTICA CON AUREOLA RUTILANTE


TITOLO: ESTASI MISTICA CON AUREOLA RUTILANTE
DIMENSIONI: 90x70 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2006, settembreIl dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

Il contatto con il sacro, il mistero e l’indicibile si manifesta, alle donne più fortunate, predestinate o semplicemente perseveranti, per il mezzo dell’estasi. Alcune persone giungono all’estasi mistica o Nirvana, tramite pratiche psicofisiche che prevedono una regolare pratica orgiastica: il metodico uso del proprio corpo e della propria sessualità, l’arte tantrica del godimento, i cosiddetti ‘atti impuri’ della morale giudaico-cristiana.
E – stasis è dove il mondo che conosciamo sta e si ferma, di botto! Senza preavviso! Immaginiamo con l’aiuto di descrizioni forniteci dalla letteratura: si passa in un mondo dove la percezione è altro da quello che normalmente si conosce. Si sperimenta un mondo che non soggiace alle regole comuni e conosciute. Un mondo fisico? mentale?, spirituale?, mistico? O tutte queste cose insieme? Chi non ne ha personale esperienza non se lo può immaginare; né tanto meno può descrivere ciò che provano coloro che sono investiti da tale esperienza.
E – STASIS è dove tutto ciò che conosciamo si sfuma e lascia posto al godimento, all’unione, all’Amore, alla consapevolezza nuova di un qualcosa che normalmente ci sfugge; al cambiamento profondo della nostra essenza psichica.
La Santa è Sospesa, in estasi, attonita ed assente. L’esperienza tantrica è giunta al suo culmine. Il suo essere purificato rivela l’aura sottile che le vibra dietro il capo. Le sue palpebre socchiuse lasciano passare uno sguardo che non ti vede, ti trapassa, va oltre, lontano. La sua mano è mollemente abbandonata in grembo. Forse all’inizio del fenomeno, spaventata cercava di aggrapparsi alla realtà della carne cercando il contatto fisico con le viscere, con l’utero della Grande Madre Terra, con i primi chacra, quelli del contatto col mondo reale. Adesso sta viaggiando e quando tornerà ritroverà la sua mano e il contatto col corpo e col mondo. . . . . Ma non sarà più la stessa.
S.B.

USAS - ALBA DOPO L'AMORE

TITOLO: USAS - ALBA DOPO L'AMORE
DIMENSIONI: 90x132 cm
TECNICA E SUPPORTO: olio su tela
ANNO: 2006 Novembre
Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

Il dipinto mostra un nudo femminile aureolato, steso mollemente su un giaciglio coperto da un tessuto rosso. La donna guarda verso l'osservatore e pare mollemente rilassata. Una luce intensa e giallastra viene da sinistra creando una scena di forte contrasto. Il telo rosso s’incupisce e perde il suo rutilante fulgore mano a mano che l'occhio si sposta sulla destra del soggetto, nella parte più in ombra. Suggerisce un vuoto? Un’assenza? Lo sguardo non può sostare in quel vuoto; segue i panneggi che lo guidano verso l’angolo in alto a destra del quadro, dove le pieghe si trasformano in quinte che incorniciano uno sfondo di sapore cinquecentesco. E' un'alba che sorge scivolando tra i monti lontani, rispecchiandosi su acque di laghi ancora immoti dove né il vento né l'umanità manifestano la loro presenza. È il mondo un attimo prima che si svegli ... in primo piano intanto si è concluso il rituale dell'amore, alla luce di una candela che manda i suoi ultimi intensi bagliori prima di spegnersi, lasciando Usas, la sacra officiante, libera di entrare nel dolce oblio di un sonno ristoratore. Domani farà nascere il nuovo sole generato dalla copula.
USAS è il nome Sanscrito della dea Aurora venerata anche presso i Latini ed oltre che "alba", significa anche "amante" e "desiderio".
Tutto quello che ho appena scritto è totale frutto di un mio personale delirio mitologico. In questa ambiguità ognuno può lasciare libera la propria fantasia di immaginare qualsiasi inizio, fine o contesto per la scena rappresentata.
S.B.